Ci sono colpi di luce su queste terre appese
Laltro giorno a Isolabona sono stato informato da tuo fratello Enzo del
tuo ritorno nellAssoluto o nel Tao, come direbbero i Buddisti cinesi dellanno
Mille, sai quelli che a quel tempo facevano quelle splendide pitture sul tema
delle montagne con uno spazio indicibile con le parole. Quelle montagne potrebbero
essere le nostre. Noi due ci siamo conosciuti poco. Una volta mi avevi chiamato
a fare da giuria per una mostra darte locale nella tua valle. Io mi ero
un po incazzato con un altro pittore, per delle decisioni che mi parevano
ingiuste e soprattutto opportunistiche. Avevo alzato la tonalità della
voce, con dei contenuti severi; a te era dispiaciuto, tu che non hai mai sopportato
la polemica. Dunque dopo ci siamo rivisti poco.
Destate, quando da Parigi venivo a Isolabona, avevo quasi ogni sera tue
notizie da Enzo, tuo fratello. Lui veniva su, nellentroterra, dopo il
suo noioso lavoro per gustarsi un po di libertà. Mi invitava a
bere del Rossese e pagava tutto visto che allepoca io non avevo un soldo.
Così sapevo della tua costruzione letteraria.
Poi sei diventato celebre e da allora non ho più avuto notizie su di
te, anche perché non venivo più in Liguria, ero diciamo bloccato
a Parigi.
Un paio di anni fa, forse anche meno, sono venuto a conoscenza che davi una
conferenza a Marsiglia, abbastanza vicino a Sommieres, dove adesso abito. Era
troppo tardi perché potessi venire ad ascoltarti. Peccato, avevo delle
cose da dirti.
Oggi leggo i tuoi libri e penso, io pittore, che la tua letteratura sia allincrocio
di Cézanne col Bonnard della vecchiaia, quando ritrova le lezione di
Monet, e pure di certi disegni di paesaggio che Giacometti fece nel suo paese
di Stampa in Svizzera.
Quando ti leggo ho limpressione di leggere un poeta che racconta
il Mondo universale, quello della fenomenologia della natura, quella
del filosofo Husserl. Unombra portata baciata dal vento, lì siamo
nel Cosmo.
Certo tu per scrivere questo non hai mai avuto bisogno di andare distante dai
tuoi luoghi sacri. Come avevo cercato di scrivertelo tempo fa, noi abbiamo un
territorio in comune, quello che va dalle valli di Albenga al fiume Var e al
suo entroterra o, di più, dalle Cinque Terre al porto di Sète,
diciamo fra Montale e Valéry.
Vorrei dire due parole sullultima pagina di Attesa sul mare,
capitolo XIV; quando anchio tornerò nel Tempo assoluto,
vorrei che il nostro amico Alberto Cane legga questa ultima pagina, al momento
dei riti delladdio.
Ecco le ultime righe di questo capitolo che trovo sublimi:
«Cè in ogni terra, pensava, il seme della morte, si vede
bene in piena luce... ci sono colpi di sole su terre appese».
JACQUES GIACOMINO BOLLO
Sommieres, settembre 2002
da
LA
GAZZETTA DI SAN BIAGIO
ottobre 2002
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