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Le alluvioni
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LA FORZA IDRAULICA

di Christiane Eluère

LA RIVOLUZIONE DELL’ELETTRICITA'
Accanto all’energia animale e umana, la scoperta rIvoluzionaria della forza dell’acqua risale all’antichità. Le prime ruote a palette e a cassette, antenate delle nostre moderne turbine apparse nel 1837, sono datate II secolo prima di Cristo. A partire dal XII secolo tanti fiumi di Provenza vengono utilizzati per la forza idraulica: la Durance, le Verdon, le Var, la Tinée, la Roudoule, il Roja… Numerose sono le richieste di deviazione di fiumi per alimentare mulini e frantoi. Mentre l’irrigazione a grande scala della vallata della Durance comincia nel XVI secolo, alla stessa epoca sono sistemati mulini e frantoi sul Roja, sotto Fontan (mulini d’Ambo). Uno sarà trasformato nel 1903 in Centrale elettrica.

Nelle Alpi Marittime l’acqua è usata molto presto per produrre l’elettricità: le prime fabbriche d’elettricità appaiono presso il Pont du Loup (1866), a Siagne (1886), a Plan-du-Var (1896) e alla Mescla (1897). Un’altra innovazione sarà il transporto dell’energia idraulica: il fisico e elettricista francese Desprez fa una prima dimostrazione di trasporto dell’energia in corrente continua tra Vizille e Grenoble (14 km) nel 1883. Poi l’invenzione del trasformatore da Gaulard e Gibbs nel 1885 permetterà di trasportare l’energia su più lunghe distanze. Ormai l’energia elettrica non è più prigioniera del luogo di produzione!
Già dal 1893 Nizza s’illumina. Nello stesso anno, la strada principale e la chiesa di St-Martin-de-Vésubie sono illuminate grazie all’ingeniosità di un artigiano, Joseph Mottet.
Dal 1901 Faraud e Piccini chiedono il permesso di utilizzare il fiume Roudoule per alimentare una fabbrica idroelettrica, alfine di illuminare le strade di Puget-Théniers, allora Sotto-Prefettura. Sarà fatto nel febbraio 1902.
A Breglio, Augustin Cachiardi, proprietario del frantoio della Gravera e di un albergo, colloca un generatore elettrico sull’albero-motore del suo frantoio e già dall’anno 1901 puo illuminare le sue proprietà. Nel 1903 le strade di Breglio saranno illuminate da una centralina che porta anche la corrente a Mentone . La concessione di produrre l’energia elettrica a Breglio farà oggetto di numerose polemiche per lunghi anni… A Fontan, Pont d’Ambo, dall’anno 1903 una centralina sistemata al posto di un antico frantoio produce luce pubblica per Fontan e Saorgio. Negli anni ’20 la gestione dell’elettricità sarà ripresa dalla SEELM : Société d’Energie Electrique du Littroral Mediterranéen che gestiva la produzione d’energia per i numerosi tramways di Nizza e nelle vallate delle Alpi Marittime. Poco dopo un’altra compania, la Société Hydro-Electrique du Sud-Est si attiva nella zona. L’episodio dei pionieri è finito !

IL ROJA
Nell’Alta Roja, la miniera di Vallauria gestita dal 1892 dalla società “Vieille Montagne” necessitava di una centralina elettrica sul posto, dai primi del 1900 aveva bisogno di produzione elettrica in loco ed a partire dal 1906 aziona anche una teleferica. Poi nel 1915 la società Negri riprende lo sfruttamento come “ Societa elettro mineraria ” e costruisce una centrale elettrica alle Mesce.
Nella Val Roja tre centrali furono costruite dagli Italiani. Formano un'insieme con qualle di Breglio e Fontan. La più importante, a Saint-Dalmas-de-Tende, è messa in funzione nel 1914, con una caduta di 720 m. Contemporaneamente lo sbarramento ubicato alle Mesce, costituente una riserva settimanale, è terminato nel 1916. Più in giù di St Dalmas, la centrale di Paganin funziona dal 1917.
Per aumentare le riserve dell’insieme, per dare una capacità più importante otto laghi di alta montagna vicini alla Valle delle Meraviglie vengono sistemati: sono attrezzati di vanne che agiscono sul loro riempimento o il loro svuotamento e sei di loro sono sopraelevati da uno sbarramento in muratura e dotati di uno scarico (troppopieno) in caso di alluvione. I laghi sono chiusi in primavera e sono riempiti al momento dello scioglimento delle nevi, aperti poi all’inizio dell’inverno per liberare il volume d’acqua necessario nei fiumi dell’Inferno (Muta, Forcato, Longo, Carbone) e del Casterino che raggiungono il lago delle Mesce. Quattro laghi arrivano nell’Inferno: Muta, Forcato, Lac Long, Lac Noir, Lac Vert, Agnel.
La Val Roja possiede tre centrali nella parte media della vallata: quella di Fontan, quella di Breglio, quella di Breglio-Piena Bassa. Nella zona meridionale due centrali, a Bevera e Airole, entrarono in funzione nel 1906.
Nell’Italia settentrionale, le Ferrovie dello Stato elettrificavano le linee del Piemonte e della Liguria. La linea Cuneo-Ventimiglia funzionante dal 1928 con macchine a vapore, viene eletrrificata a partire dal 1930.
La corrente era fornita alla tensione di 60.000 Volt dalle centrali di St Dalmas di Tenda, Airole, Bevera, che la distribuivano alle sottostanti stazioni di Robilante, Limone, St-Dalmas, Piena e Ventimiglia. Questa rete era collegata alla stazione di Arma di Taggia e da qui a tutta la rete delle Ferrovie italiane. I complessi siderurgici dell’Ansaldo a Genova, le acciaierie Iva di Savona, i cantieri navali della Spezia erano anch’essi alimentati dalle centrali italiane del Roja !

L’ELETTRICITA A PIGNA E NELLA VAL NERVIA
Pigna si dota della luce elettrica molto presto: Grillo Marcello, Marcé, aveva sposato la figlia del prefetto di Cuneo che aveva portato in dote 300.000 lire. Marcello, investe quei soldi nella costruzione della prima centrale elettrica di Pigna; una delle prime in Liguria, dando cosi a Pigna l'illuminazione, ancor prima di Sanremo. Siamo nel 1901.
La Centrale era adiacente al fiume, in corrispondenza della casa di Minico U Cioca (bivio di Gouta). Nel 1925, a causa di un ingrossamento del torrente Nervia, e di una frana che aveva portato via il canale d'acqua che alimentava la turbina, la centrale viene spostata più a monte dove si trovava già la segheria ed un frantoio di Giacomo Manesero.
In un primo tempo Marcello aveva previsto di fornire energia elettrica oltre che a Pigna, anche a Isolabona ed a Apricale. Tuttavia, nel 1927, Marcello che aveva due figli impiegati in altre attività, e che non avevano intenzione di rilevare la Centrale, la vende per 60.000 lire a Giacomo Manesero. Il frantoio ed i suoi macchinari vengono trasferiti a Lago Pigo, nel frantoio dei Manesero (Antonio).
Giobatta Manesero figlio di Giacomo (1850-1928), potenzia la Centrale; compra una turbina e un alternatore, aumenta la portata del canale a 300 litri al secondo attraverso una caduta di 15 metri, producendo una potenza di 45 cavalli. La segheria viene collegata alla centrale, ed alla sera, quando la segheria si ferma, viene erogata energia elettrica a Pigna.
All'inizio degli anni 30 si verifica un considerevole aumento dei consumi, nuove utenze si collegano, ed in particolare le falegnamerie di Censin e di Belolo, allora si rende urgente il potenziamento del canale, aumentandone la portata a 600 litri al secondo e arrivando a 90 cavalli di potenza. Cio era possibile solamente nel periodo invernale, quando maggiore era la portata del torrente Nervia. Allora Giobatta Manesero compra una caldaia a vapore, che durante il periodo estivo faceva funzionare la segheria e la sera andava in ausilio alla centrale elettrica.
Nel 1934 viene portata l'energia elettrica a Castel Vittorio.
Nel 1936 per fronteggiare l'aumento dei consumi, Giobatta Manesero compra a Genova dalla ditta S. Giorgio, un motore industriale per la produzione di energia elettrica, il motore di fabbricazione tedesca era alimentato a gasolio.
Nel 1950 per fare fronte ad una sempre maggiore richiesta di energia elettrica, i Manesero comprano un nuovo motore (per nave) a Savona il quale alimentato a gasolio, forniva una potenza di 150 cavalli. Questo motore ancor'oggi è presente sul posto.
Nel 1959 per riuscire a fronteggiare un insistente aumento dei consumi ed alle proteste degli utenti, una linea di 12.000 volts è congiunta alla Società CELI, (attraverso una cabina a Isolabona). Con questa linea ausiliaria l'energia diviene sufficiente in paese. Le cabine con i trasformatori: 12.000\ 125\ 220\ e 380 trifase per uso industriale, erano collocate a S. Tommaso, presso Villa Lucrezia, e nel campo Giaira (attuale Campo Sportivo)
Nel 1965 in seguito alla legge di Nazionalizzazione dell'Energia Elettrica la centrale viene comprata dall'ENEL che, per disposizione di legge, fa demolire tutta la parte elettrica. In questo momento, la centrale serviva 1500 utenze tra i paesi di Pigna e Castelvittorio.
Giobatta Manesero, l'uomo che aveva seguito passo passo la crescita della centrale, rimane colpito da questa inutile distruzione. Per lui sarebbe bastato farla funzionare, anche se scollegata dalla linea.
I lavoranti della centrale erano:
Manesero Giobatta
Manesero Giulio
Manesero Luigi
Littardi Giuseppina (la moglie di Giobatta, curava la parte amministrativa)
Giauna Giacomo (Giaco u Magiu)
Giovanni Franchini (Crataccio)
Caviglia Aldo (di Castelvittorio)
Littardi Marino (Mariu u Cera)
(queste informazioni sono state gentilmente fornite da Manesero Giulio).

1901 – mese di ottobre, Festa di S. Tiberio
La prima comparsa in casa del Sig. Marcello Grillo al Corso de Sonnaz della luce elettrica.
Dicembre: festa solenne di Natale. Alla messa di mezzanotte al Gloria compare per la prima volta la luce elettrica in chiesa e nei principali posti del paese
1902, gennaio: Collaudo di detta luce elettrica con l’intervento del Sottoprefetto di Sanremo, con altri personaggi e consiglio di questo Comune in casa di Toesca Antonio.
(dal Diario di Lodovico Rebaudo, mio nonno – Maria Luigia Littardi)

A Buggio, una centrale elettrica venne installata nel 1928 (un pilone è ancora visibile). E un farmacista, Giovanni Pastore il finanziatore di questa centrale che portava la luce a Buggio dal 1928.

LA CARTIERA DI ISOLABONA
di Aberto Cane
Nel secolo XV a poca distanza dal paese, verso Sud, venne costruita una cartiera di proprietà dei Doria. Ricorda Charles Moïse Briquet nel "Dictionnaire des filigranes" che tale carta usava la stessa filigrana della carta prodotta a Genova: un guanto sormontato da una stella.
Oggi della fabbrica rimangono ruderi ricoperti d'edera. Un’ala invece è diventata un deposito di acque gasate. Dell'antico splendore è rimasto solo l’eco nel toponimo della zona: “Papeira”, dal francese "papier", carta. Nell’Ottocento, malgrado esistessero nell’Imperiese le condizioni ottimali per l’insediamento dell’industria cartaria e cioè la presenza di numerosi corsi d’acqua e notevoli quantità di legname fornito dai vasti boschi di conifere dell'entroterra, in questo settore non si ebbero che sporadiche attività contrariamente invece a quanto avvenne nel Savonese e soprattutto nel Genovese. Proprio verso la fine dell’Ottocento, mentre le industrie del Savonese (ve ne erano 32 all’inizio del diciannovesimo secolo) erano in decadenza a causa della concorrenza straniera, la cartiera di Isolabona era l’unica attiva e fiorente. La “S. Coma & C.”, ubicata a sud del paese lungo la riva destra del torrente Nervia, aveva anche una succursale a Ventimiglia. Nel 1888 l'energia che serviva all'intera struttura veniva fornita da due caldaie a vapore (100 cavalli) e da una turbina (80 cavalli) alimentata dall'acqua proveniente dallo sbarramneto artificiale sul Nervia. La materia prima era fornita sia dalla fabbrica di Ventimiglia (pasta di steli di canapa, pianta che veniva coltivata in grande quantità in tutta la zona), sia dai boschi dell’entroterra e dall’estero (cellulosa e pasta di legno). L’occupazione era di circa 95 operai nel 1890. L’importanza che questa fabbrica aveva per il paese di Isolabona doveva essere notevole: infatti nello stesso anno la popolazione era di circa 1100 persone, considerato che gli occupati erano quasi tutte persone del luogo e che la popolazione attiva era di circa 800 unità, l’occupazione della cartiera rappresentava l’11,5% dell’occupazione totale. La produzione della “S. Coma & C.” era principalmente di carta da stampa, ma anche carta da lettere e carta colorata. Nella succursale di Ventimiglia erano occupate 10 persone; la potenza installata era di 70 cavalli, generati da una turbina che azionava 5 mole di granito in grado di ridurre in pasta gli steli di canapa sottoposti precedentemente a bagno chimico. Non sono chiari i motivi che portarono alla chiusura della cartiera che garantiva la fornitura a tutte le tipografie locali e quindi non avrebbe dovuto avere seri concorrenti. È lecito supporre che la concorrenza delle cartiere estere fece presa anche sui tipografi locali dal momento che all’estero era già stata attuata la meccanizzazione degli impianti che aveva consentito notevoli riduzioni sul prezzo della carta.


 

segheria

La segheria di Giacomo Manesero che funzionava con la forza idraulica
(foto archivio Museo di Pigna)


ruota

Un'antica ruota da frantoio
(foto Enio Andrighetto)


cascata di Isolabona

La cascata artificiale sul Nervia a Sud di Isolabona che serviva per la forza motrice della cartiera
(foto Alberto Cane)

 

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